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Venezuela da scoprire
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I tetti di tegole rosse della Caracas coloniale sono quasi del tutto scomparsi con l’avanzare dei casermoni e delle torri direzionali. Nella capitale, con circa 4.000.000 di abitanti, sin dal 1960 la popolazione è raddoppiata poiché è giunta un’intera generazione, dalle pianure e dalle colline, in cerca di lavoro e di scuole; i nuovi arrivati hanno stretto attorno alla città un anello di baracche. Stretta dagli ostacoli topografici della catena di Avila a nord e dalle colline più basse a sud, a circa 900 m di altitudine, Cararas si è estesa a est ed a ovest del suo centro storico, Plaza Bolivar. Qui fu fondata Caracas nel 1567 da Diego Losada, che la chiamò Santiago de Leon de Caracas. L’antica cattedrale, il palazzo del Consiglio Comunale ed il Ministero degli Esteri o Casa Amarilla affacciano tutti su Plaza Bolivar, una bella piazza ombreggiata dagli alberi, con panchine e stormi di piccioni e il bel monumento equestre di Simon Bolivar. | |
Da lì partono le
strade commerciali di Sabana Grande che sono state trasformate in un viale
pedonale con negozi, caffè, alberi e tavoli per scacchi. Buoni ristoranti
a conduzione familiare, piccoli e grandi, italiani, spagnoli e
venezuelani, abbondano tra Casanova Avenue e Solano Lopez. Passeggiare nel
cuore della vecchia Caracas è un piacere ora che le strade attorno a
Plaza Bolivar sono chiuse al traffico ed il metrò vi porta da Chacaito
nella città bassa in 12 minuti. La Chiesa di San Francisco in Av.
Universidad, di fornire al Campidoglio, e’ una delle più vecchie chiese
del paese. Molto vicino alla chiesa si trova il Palazzo delle Accademie,
negli antichi chiostri francescani. Sul lato ovest della piazza si trova
la Casa Amarilla di stile coloniale, ora sede del Ministero degli Esteri,
ma una volta prigione reale e poi palazzo presidenziale.
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Barcelona e Puerto La Cruz |
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Barcelona, capitale dello Stato di Anzoategui, fu fondata nel 1671 da un gruppo di coloni catalani che le diedero il nome della loro città d'origine. Il centro della città è abbastanza piacevole, con qualche edificio rimasto dall'epoca coloniale. Una statua in Plaza Boyacà immortala il Generale Anzoategui, eroe della battaglia di Boyacà che decise le sorti della Colombia (anche gli stati di Miranda e di Sucre hanno preso il nome dei capi dell’Indipendenza). La casa più antica della città si trova ad un angolo della Plaza. Costruita nel 1671 è stata restaurata ed utilizzata come Museo de la Tradicion. Immersa nella solare atmosfera caraibica della costa orientale venezuelana, Puerto La Cruz si affaccia sull’ampia e ridente baia di Pozuelos. | |
Città giovane e dinamica, Puerto La Cruz da alcuni anni è
diventata uno dei più importanti centri turistici del Venezuela con
alberghi e ristoranti di buon livello, servizi e attrezzature per gli
sport acquatici. E' un ideale punto di partenza per fare i bagni nel
bellissimo Parque Nacional Mochima, una
miriade di isolotti di fronte alla città. La sera PUerto La cruz si anima; il lungomare Paseo Cristobàl Colón è una vera e
propria festa con il via vai di gente sino a tarda notte. Aprono i
ristoranti, dai più tipici ai più eleganti, le tascas e le cervecerias,
i locali notturni e i pianobar.
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Canaima e Altopiani della Guayana |
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E’ difficile descrivere la magia degli Altopiani della Guayana nello Stato di Bolivar, un antico altopiano che si estende a sud fino al Brasile. Le montagne sono coperte dalle nuvole mentre acque trasparenti spumeggiano in una miriade di cascate. Gli altopiani verticali, i tepuys, che dominano la savana erbosa, sono tutto ciò che rimane di una delle formazioni geologiche più antiche del mondo. Parte di questa zona, conosciuta come Gran Sabana, forma il Parco Nazionale di Canaima, il terzo del mondo per grandezza. Il Monte Roraima, a lungo inaccessibile, fu scalato per la prima volta nel 1884 da 2 naturalisti inglesi. La principale attrazione del Parco, tuttavia, è il Salto Angel, la cascata più alta del monto con i suoi quasi 1.000 di caduta da Auyantepuy o Montagna del Diavolo. | |
Le cascate del Salto Angel, che si trovano in un canyon
profondo di Auyantepuy, furono segnate sulla mappa da un pilota americano,
Jimmie Angel, che atterrò nel 1937 sull’immenso altopiano in cerca
d’oro. Ancor oggi si può vedere il suo aereo in un parco vicino
all’aeroporto di Ciudad Bolivar. Infatti, in molti affluenti dei fiumi
Caroni e Pargua si trovano oro e diamanti. Il miraggio dei diamanti non
risparmia nessuno e la febbre cresce durante la stagione asciutta. Alla
notizia di un nuovo ritrovamento arrivano migliaia di minatori che, di
notte, costruiscono città rudimentali. Le città che sopravvivono
contribuiscono al popolamento di nuove zone di questo Stato scarsamente
abitato. Negli anni ‘40 Santa Elena de Uairen sorse in seguito alla
scoperta della pietra “Barrabas” di 154 carati; lo stesso avvenne per
Icarabù negli anni ‘50 e per Guaniamo negli anni ‘70. I centri
tradizionali della corsa all’oro del diciannovesimo secolo, El Callao ed
El Dorado, stanno vivendo una seconda vita a causa della crescita del
prezzo dell’oro. La vera ricchezza della Guyana, però, non è
nell’oro, ma nella bauxite e nel ferro. Dalle banchine dell’Orinoco,
le navi caricano minerali di ferro e formelle di carbone, tubi d’acciaio
e fili metallici, leghe d’alluminio e ferro per i mercati mondiali.
Tutto ciò è reso possibile dal basso costo dell’energia prodotta dalla
gigantesca diga Guri, sul fiume Caroni.
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Delta dell'Orinoco |
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Terzo fiume dell’America Meridionale per lunghezza, il Rio Orinoco conclude il suo viaggio di 2140 chilometri convogliando le sue acque nell’Oceano Atlantico. Qui, sulla costa orientale del Venezuela, Orinoco ha formato uno dei più grandi delta della terra: 40.000 chilometri quadrati circa di estensione con una grandissima varietà di specie vegetali. | |
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Prima di
sfociare nel mare l’Orinoco si biforca in due rami principali: il Rio Grande e il
Brazo Macareo, che danno
origine a loro volta ad un complesso sistema di corsi d’acqua secondari
che si incrociano e si dividono cambiando continuamente direzione in
relazione alla portata d’acqua e alle correnti, creando centinaia di
isole che nascono e muoiono in un continuo mutare di paesaggi. La
navigazione lungo i corsi d’acqua del delta e le escursioni a piedi, guidati
dagli esperti Warao, gli indios della zona, consentiranno di scoprire la
flora e la ricchissima fauna di questo affascinante mondo acquatico.
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San Fernando de Apure e Llanos |
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Uno dei tratti caratteristici della geografia del continente è dato dagli Llanos, o pianure, che si incurvano in una striscia molto lunga che va dal delta dell’Orinoco alla Colombia. A sud delle montagne costiere, le pianure sono attraversate da molti torrenti e grandi fiumi che si gettano nell’Orinoco. Questa grande regione dell’interno occupa quasi un terzo del Venezuela, ma ci vive non più del 9% della popolazione. Grazie all’acqua che proviene dai bacini, come quello enorme di Embalse de Guarico, l’agricoltura meccanizzata, impiantata nelle pianure più alte degli Stati di Barinas, Cojedes, Portuguesa e Guarico, fornisce alla nazione la maggior parte del suo fabbisogno di riso, sorgo, cotone e grano. La capitale dello Stato di Apure è San Fernando, lo Stato più pianeggiante di tutti. Da qui verso il sud il bestiame pascola liberamente nelle terre degli hatos (grandi fattorie) non cintati, raggiungibili con aerei privati o, nella stagione secca, con jeep che seguono sentieri polverosi. |
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Bruciati da un sole implacabile nella prima metà dell’anno e inondati da fiumi d’acqua da giugno a settembre, i bassi Llanos sono dominati dagli opposti. Nella stagione secca (da dicembre ad aprile), i Llaneros a cavallo conducono il bestiame alla fiera. Se i fiumi si prosciugano, molti bovini ed altri animali muoiono di sete, mentre milioni di trampolieri, anatre e cicogne si contendono il pesce intrappolato negli stagni che via via si seccano. Quando i temporali annunciano le prime piogge, nelle pianure c’è un’esplosione di vegetazione. La pioggia dà la vita alle rane, ai piccoli insetti ed anche a certe specie di pesci che sopravvivono sotto il fango indurito in uno stato di vita sospesa chiamata estivazione. |
Si può
nuotare nei fiumi che scorrono limpidi, mentre sono da evitare i torrenti
torbidi per via dei feroci piranhas, che qui vengono chiamati caribes
(mangiatori di carne). Altri pericoli presenti nelle acque lente sono le
anguille elettriche e le razze. L’Orinoco ed i suoi molti affluenti,
d’altra parte, danno asilo anche all’inoffensivo lamantino ed al raro
delfino d’acqua dolce, che, come il suo parente marino, è solito
giocare in gruppo. Come nelle pianure africane, nei Llanos si trova una
stupefacente ricchezza di fauna, anche dopo quattro secoli di allevamento
e di caccia: lontre giganti, tapiri,
giaguari, scimmie,
ocelot, armadilli,
porcospini, bradipi,
cervi, volpi, pecari,
opossum d’acqua, capibara,
anaconde, caimani,
tartarughe ed altri. L’elenco
degli uccelli vede al primo posto il superbo iris
scarlatto, seguito da
fenicotteri rosa, spatole, aironi,
aironi bianchi, tucani,
parrocchetti,
colibri, tarabusi, corvi,
gallinelle d’acqua e rapaci come l’aquila
arpia.
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Merida e le Ande |
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Le Ande Venezuelane salgono direttamente a sud del lago di Maracaibo fino alle cime nevose della Sierra Nevada de Merida, che con 4 picchi, oltrepassa i 5000 m. La Transandina si inerpica attraversando gli Stati di Trujillo, Merida e Tachira, fino alla Colombia. Sale da oriente, snodandosi tra i pini, con un arrivo spettacolare al nebbioso (o nevoso) Paso del Aguila, dove un condor di bronzo segna l’eroico passaggio delle truppe a piedi e a cavallo, di Bolivar ne 1813. A soli 8 gradi dall’Equatore, a luglio ed agosto le cime più alte sono coperte di neve, ed attorno ad esse rimangono le tracce di ghiacciai come Timoncitos. | |
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Merida, capitale dello Stato omonimo, con una popolazione di 250.000 abitanti, si trova tra Valera e San Cristobal. Sono queste le 3 più grandi città andine. La vista sulle Ande, il Duomo, il moderno campus universitario, 21 parchi, lo zoo, un museo coloniale, il mercato, un’incredibile funivia e molti alberghi fanno di Merida la mecca dei viaggiatori andini. La strada scende a San Cristobal attraversando una fila di villaggi e di piantagioni di caffè. San Cristobal è una fiorente città di montagna non lontana dal confine colombiano.
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Morrocoy |
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In
direzione est attraverso lo Stato di Falcon, si raggiunge il Parco
Nazionale di Morrocoy. E' la
meta preferita non solo da chi è in cerca di aria pura, ama fare tuffi o lo sci d’acqua, ma anche
per chi voglia osservare gli uccelli. E’ la delizia dei naturalisti di 4
ecosistemi: 30 e più isolette e banchi corallini; le mangrovie che
offrono un rifugio impenetrabile alle fregate al tempo della nidificazione ed ai coccodrilli costieri; una zona collinosa ricca
di scimmie urlatrici, volpi ed
oceloti; paludi d’acqua salata che danno
nutrimento a trampolieri, ibis scarlatti, fenicotteri
rosa, aironi dal ciuffo, cormorani e migliaia di
anitre. Una diga attraversa le paludi per
sette miglia fino a Chichiriviche, da cui si parte in direzione degli
isolotti settentrionali.
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Isola Margarita |
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Divenuta meta internazionale degli amanti del sole, l’Isola Margarita, è stata per molto tempo luogo di villeggiatura preferito dai Venezuelani per le sue spiagge incantevoli, le cittadine pittoresche, le chiese coloniali e le fortezze. Insieme alle isole di Cubagua e Coche, più piccole e non sviluppate, forma lo Stato di Nueva Esparta con un totale di 200.000 abitanti. Margarita, nome che in greco vuol dire perla, era bottino di guerra spagnolo. L’anno dopo lo sbarco di Cristoforo Colombo sul continente, nel 1498 in seguito i suoi racconti di indiani coperti di perle, una spedizione saccheggiò 80 libbre di perle a Cubagua. Durante questa “fuga di perle” scatenata dai ricercatori di fortuna di Santo Domingo, gli spagnoli fondarono nel 1500 a Cubagua la città di Nueva Cadiz, il primo insediamento sudamericano. Ma Nueva Cadiz ebbe vita breve, come gli indiani, brutalmente costretti a tuffarsi senza sosta in cerca di perle. Si possono ancora vedere le sue fondamenta ma il resto dell’isola è deserta e gli allevamenti di perle di Nueva Esparta in gran parte distrutti. |
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Le fortezze spagnole costruite per difendere Margarita dai pirati e le chiese coloniali risalenti al 1570 si contendono l’attenzione del turista insieme al porto franco di Porlamar, alle spiagge con gli sport acquatici e le feste dell’isola. La vecchia Porlamar, fondata nel 1536, è stata sommersa dai negozi e dagli alberghi da quando la zona e’ diventata porto franco. Non c’è nessun limite di acquisti per i turisti che tornano da Margarita. Il viale dello shopping, il Boulevard Guevara, collega Plaza Bolivar con il mercato, animato centro per la vendita di cibi freschi e tessuti.
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Los Roques |
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L’arcipelago di Los Roques, 90 miglia a nord di La Guaira, si snoda come una grande collana di isole del Venezuela - 40 hanno un nome, 300 sono isolotti di corallo e isolotti senza nome né abitanti. Los Roques è diventato Parco Nazionale nel 1972. La ricchezza di uccelli, pesci, aragoste e tartarughe di questo arcipelago è stata famosa per secoli. Anche se la pesca delle aragoste è stata effettuata fino all’inverosimile, come per la tartaruga verde, se ne trovano ancora durante la stagione da ottobre a marzo. Prima dell’arrivo degli europei, gli indiani venivano dal continente nelle loro canoe per raccogliere tartarughe e le loro uova nel periodo degli accoppiamenti. |
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A Dos Mosquises c’è una stazione di biologia marina
diretta dalla Fundacion Cientifica Los Roques. L’arcipelago Los Roques, immerso
nella spianata di un mare che sfuma dal blu, al turchese al verde
smeraldo, è certamente uno degli ultimi paradisi tropicali, un’oasi
dalla bellezza selvaggia e primitiva con candide spiagge di sabbia
madreporica, acque tiepide con trasparenze di cristallo, reef corallini
dove nidificano colonie di pellicani, aironi
bianchi, fregate e gabbiani
reali. Solo Gran Roque, l’isola più grande, è
abitata. A Los Roques non
esistono veri e propri alberghi né vita serale e mondana.
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